APC e multieccezionalità: uno spazio da riempire

Nella pratica clinica incontriamo bambini e ragazzi con profili complessi nei quali l’Alto Potenziale Cognitivo convive con altre neurodivergenze: Spettro autistico; ADHD; DSA.

Dalla valutazione, alla presa in carico, alle indicazioni per genitori e insegnanti siamo invitati ad essere aperti a conoscere l’unicità della persona.

Focalizzandosi sul solo APC si rischia di adattare il bambino ad un modello relativo a come dovrebbe essere una persona APC. Ogni modello si crea sulla base di caratteristiche rilevate con maggior frequenza nella popolazione osservata. Se si prende un campione di bambini valutati APC si rilevano le caratteristiche che li accomunano e si presentano con maggior frequenza: si crea quindi un modello, che come ogni modello include alcuni aspetti e ne esclude altri.

Affinché ogni potenziale sia sostenuto dobbiamo considerare le molte modalità con cui si esprime l’Alto Potenziale Cognitivo.

Nella pratica clinica la normalità sono i profili multieccezionali.

Focalizzarsi solo sulle potenzialità porta sofferenza:

I genitori pensano che il figlio potrebbe fare di più

Gli insegnanti vengono accusati di non fare abbastanza

I bambini/ragazzi sono pressati, non riescono a soddisfare le aspettative e si sentono incapaci/falliti o più semplicemente pigri.

Nel mio campione clinico su 102 adulti dai 18 ai 63 anni provenienti da 14 regioni d’Italia, tutti presentavano altre condizioni che avevano impattato nel corso della vita e in parte erano state compensate. Su oltre 300 bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni meno del 5% presentava un profilo di solo APC. Tutti gli altri presentavano anche DSA e/o ADHD e/o Spettro autistico. Una larga maggioranza presenta difficoltà di elaborazione visiva, che necessita di training visivo.

Delineare il funzionamento del bambino/ragazzo significa portarlo alla consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza e trovare le strategie più efficaci per il suo modo di ESSERE, significa permettere agli insegnanti di vederlo per ciò che è e supportarlo affinché possa esprimere le proprie potenzialità.

Individuare le difficoltà permette di intervenire tempestivamente:

Difficoltà di elaborazione visiva à training visivo

DSA à strumenti compensativi e dispensativi, strategie di studio

ADHD à strategie per mantenere l’attenzione

Spettro autistico à consapevolezza di cosa genera sovraccarico, strategie per gli aspetti che impattano nella sfera sociale e nello studio

Ogni profilo è unico e per ognuno serve comprendere:

quali sono gli interventi a cui dare priorità

Come intervenire per valorizzare i punti di forza, ad esempio una persona che ha un pensiero visivo ha bisogno di gestire l’apprendimento e lo studio con modalità diverse da chi ha un ottimo apprendimento uditivo

Nella WISC IV le discrepanze fra subtest della stessa area e fra indici permetteva di far emergere debolezze e indirizzare gli approfondimenti necessari a strutturare degli interventi efficaci.

I cluster clinici confermavano o smentivano punti di forza: ad esempio ad un ICV elevato poteva associarsi un cluster di ragionamento fluido verbale più basso e questo portava a riflessioni sulla rigidità di pensiero o la lentezza nell’affrontare un compito nuovo e la necessità di prendere confidenza, allenarsi per evidenziare le proprie potenzialità.

Cosa cambia con la WISC V?

I subtest vengono accorpati in indici, spariscono i cluster clinici.

Perdiamo il subtest Ragionamento con le parole utilissimo per i nostri profili. Insieme a Somiglianze faceva calcolare il cluster Ragionamento fluido verbale, che serviva come confronto con l’indice di comprensione verbale, che includendo Vocabolario e Comprensione poteva risultarne abbassato in profili di APC + autismo. Dobbiamo quindi somministrare sempre tutti i subtest e guardare anche quelli che non rientrano nel calcolo dei singoli indici.

Perdiamo anche Completamento di figure utile a rilevare/confermare difficoltà di elaborazione visiva, ma sono stati aggiunti altri subtest visivi e visuospaziali: Confronto di pesi e Puzzle (già presenti nella WAIS IV) e Memoria di immagini (già presente nella WPPSI IV).

Gli indici Comprensione Verbale, Visuo Spaziale e Ragionamento Fluido vengono calcolati con solo due subtest.

Basta una caduta per abbassare di molto l’indice.

Nella WISC V viene dato più spazio ed enfasi a prove non verbali. Questo può penalizzare chi ha disturbi di elaborazione visiva e maggiori capacità espressive (nella WISC IV   ICV > IRP).

Rivelarsi

Nell’immaginario il potenziale si manifesta e chiunque lo può osservare. Lo spazio e il tempo del processo di valutazione offrono (devono offrire) l’opportunità di rivelare in primis alla persona stessa il proprio potenziale. I test sono strumenti e restituiscono una parte del tutto: l’osservazione e il colloquio rimangono centrali. Ogni nuova scala presenta punti di forza e debolezza, è l’esperienza che ci permette di usarla per far emergere le potenzialità e le fatiche nei bambini e ragazzi APC multieccezionali. Dobbiamo rimanere aperti a cogliere ciò che non ci aspettiamo dal “modello” e accogliere quello che c’è.

In questo processo di valutazione si deve puntare a creare uno spazio in cui sia la persona a rivelarsi a sé stessa: non è lì per noi, ma per sé. Più siamo interessati e disponibili ad entrare nel suo mondo, più lo vedremo nelle sue sfaccettature.

Il dopo

Professionisti, genitori e insegnanti devono rimanere alleati per poter conoscere il reale funzionamento del bambino e strutturare insieme interventi efficaci considerandone l’unicità.

Ognuno è troppo complesso per pensare che i test lo esauriscano.

Il potenziale è un processo e l’osservazione nei diversi contesti di vita ci aiuta a guardarlo in azione da diverse prospettive.

Strategie utili in classe possono non essere applicabili a casa e viceversa. La persona è essa stessa un divenire e si adatta e modifica sé stessa a seconda della relazione in cui è impegnata, sia essa con fratelli, genitori, amici, insegnanti…

È pertanto auspicabile che per ogni persona che viene valutata si ragioni su quali siano i suoi bisogni e come soddisfarli: ognuno è unico.

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Cos’è l’Alto Potenziale Cognitivo

Questo articolo riassume cosa sia l’Alto Potenziale Cognitivo. E’ il testo che inserisco nelle mie relazioni. Scrivendomi è possibile averne copia in PDF.

La plusdotazione/APC è una neuroatipicità, che si presenta con caratteristiche neuropsicologiche specifiche: velocità di elaborazione, ipersensibilità, iper-reattività emotiva, pensiero divergente e arborescente, precocità nel raggiungimento delle tappe di sviluppo cognitivo.

Essere APC è più complesso dell’essere “più intelligenti” della media.  L’aspetto generale che caratterizza le persone APC è un’elevata intelligenza fluida, ovvero l’abilità di risolvere nuovi problemi, cogliere connessioni, costruire conoscenza. L’intelligenza fluida si contrappone all’intelligenza cristallizzata relativa alle conoscenze acquisite in base alla cultura di appartenenza e quindi alle esperienze maturate, la socializzazione vissuta, la scuola frequentata, la famiglia in cui si è nati. Per la naturale propensione all’apprendimento e lo sviluppo precoce anche l’intelligenza cristallizzata è elevata in una persona plusdotata.

La persona plusdotata sceglie le attività che la interessano e le “abita” con tutta se stessa. Questa intensità con cui vive le esperienze la caratterizza in ogni ambito. Se un compito non è motivante potrà comunque svolgerlo, ma ciò non attiverà le sue capacità. Da bambino non si sentirà gratificato dal proprio lavoro e impegno, non darà valore agli obiettivi raggiunti e pertanto tenderà a sottostimarsi e tendere a rinunciare a compiti successivi temendo di non essere in grado di svolgerli. Questo funzionamento paradossale si osserva quando il bambino APC è posto di fronte a compiti troppo semplici. Viceversa il bambino lasciato libero di darsi degli obiettivi che lui reputa interessanti e sostenuto nel loro raggiungimento sarà soddisfatto, svilupperà consapevolezza delle proprie possibilità e soprattutto imparerà a indirizzare il proprio potenziale

L’elevato potenziale spinge naturalmente la persona plusdotata ad investirlo in molte attività, il proprio equilibrio viene raggiunto esprimendo le proprie capacità. Dedicarsi a queste attività è fonte di soddisfazione e allena il bambino APC alla fatica e ad un impegno che spesso la scuola non richiede proponendo una didattica che risulta troppo semplice rispetto alle loro capacità di ragionamento.

Ciò che attiva la modalità di ragionamento della persona APC è essere posta di fronte a compiti complessi, sfidanti e soprattutto non ripetitivi. Dover ripetere concetti acquisiti la spegne e in classe lo studente appare distratto, annoiato e può finire col performare al di sotto delle sue possibilità. Delle proposte adeguate aiutano a conoscere le proprie capacità e i propri limiti.

L’esperienza di vita di una persona plusdotata è legata ad un apprendimento veloce, istintivo, che inizialmente non necessita di spiegazioni da parte dell’adulto. Il bambino APC è intrinsecamente motivato ad apprendere. Trova stimoli ovunque, crea inferenze, collegamenti, si interessa, scopre, crea. La sua mente è sempre attiva. Ciò non significa che non abbia bisogno di insegnanti, ma che tenderà a voler capire da solo, a metterci del suo, a trovare soluzioni inaspettate, usare procedimenti originali saltando passaggi. Affinché queste caratteristiche emergano è necessario che il bambino incontri un ambiente che lo coinvolge attivamente.

Essere una persona plusdotata non significa avere un talento specifico, così come avere un talento specifico non porta con sé una plusdotazione. Persone plusdotate possono ottenere risultati d’eccellenza in diverse aree o solo in una, dipende dalla loro vocazione.

La forza più potente per spingere una persona APC ad attivare le proprie capacità è avere un obiettivo che per lei abbia un senso.

La caratteristica più evidente nello sviluppo del bambino è l’asincronia. Ad un livello cognitivo elevato non corrisponde un uguale sviluppo motorio o emotivo. In realtà emotivamente questi bambini sono spesso avanti rispetto ai coetanei, ma le esperienze di vita sono ancora limitate per permettere loro una corretta visione e immaginare delle possibili soluzioni a pensieri angoscianti. Un bambino APC si preoccupa per situazioni che ai pari non interessano, ma non sa come gestire l’ansia che ne consegue.

La loro capacità di pensare e ragionare li porta a cercare degli interlocutori alla pari. Questo bisogno di interagire alla pari li può portare ad isolarsi o preferire la compagnia di bambini/ragazzi più grandi e/o di adulti. Si possono osservare momenti di difficoltà quando il bambino lavora in gruppo: o ne diventa leader o molla il compito o trova compagni capaci di costruire insieme un progetto stimolante.

L’ipersensibilità può portarli a reazioni forti per difendersi da ciò che sentono.

L’iperattivazione si esprime a più livelli: intellettivo, motorio, sensoriale, immaginativo, emotivo. Questa modalità di funzionamento li porta a non tollerare le ingiustizie ed essere pronti a combatterle a costo di rimetterci, finendo per interessarsi anche a questioni che non li riguardano direttamente.

Il pensiero arborescente rende la persona facilmente distraibile e può portarlo a faticare nel dare ordine alle tante idee che la sua mente è in grado di pensare contemporaneamente.

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